Una giovane attrice che coltiva la passione per la recitazione fin da quando era bambina. Insofferente alle etichette della normalità, con un sorriso che conquista ed occhi profondi che trasmettono un autentico desiderio di realizzare i propri sogni, portando avanti uno straordinario impegno nel sociale. Ecco a voi il luccicante mondo di Federica Pannocchia.
Ciao Federica e benvenuta su Il Teatrante. Ti ringraziamo per averci concesso questa intervista: ricordi qual è stato il tuo coup de foudre, il colpo di fulmine per la recitazione? Quel momento illuminante, dopo il quale hai pensato “io devo dedicarmi a questo”?
Intanto grazie a voi per questa bellissima accoglienza. Sì, io mi ricordo di quand’ero piccola e mi piaceva tantissimo guardare i film alla televisione, quindi diciamo che più mi mettevo davanti allo schermo, e più mi rendevo conto che mi piaceva il mondo della recitazione. Sicuramente il momento più grande è stato quando, da bambina, sono andata a vedere uno spettacolo teatrale: mi sono completamente innamorata della storia, del palcoscenico, perciò ho voluto saperne un po’ di più del mondo della recitazione, e naturalmente quando ero piccola lo affrontavo anche, creando delle scenette e degli spettacoli a casa, come accade un po’ a tutti, ecco, però è stato andando a teatro, e quindi innamorandomi del palcoscenico, che ho capito che questa strada mi interessava molto.
Sappiamo che hai vissuto e portato avanti in parallelo sia il mondo del palcoscenico che il mondo dei set cinematografici e dei cortometraggi, quali sono le esperienze che più ti hanno segnata teatralmente ed a livello invece cinematografico?
Per quanto riguarda il teatro, un’esperienza che sicuramente mi ha segnata moltissimo è stata quando, a Londra, ho avuto l’onore di interpretare Alice nel seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie, è stato uno spettacolo realizzato nel teatro Off West End, e composto da un cast internazionale. Questa esperienza mi ha colpito moltissimo perché era proprio bello ritrovarsi tra culture diverse, portando avanti una storia che celebra la fantasia, l’immaginazione, l’essere bambini, quindi è stato un grandissimo onore. Poi, naturalmente, anche interpretare Alice, che ha un ruolo molto conosciuto, ha rappresentato una grande sfida, ed è stato un grande privilegio dare voce a questo seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie. Mentre, per quanto riguarda il set cinematografico, sicuramente l’esperienza che più mi ha colpito è stata, recentemente, in Sicilia, dove ho preso parte ad un cortometraggio sociale contro la violenza sulle donne ed il cyberbullismo. Sono stata una settimana a Catania, accolta dalla produzione. Per me è stata un’occasione molto bella, anche a livello umano, perché si è creata sul set una seconda famiglia ,e questa è stata un’esperienza che mi ha colpito molto, perché è stata la prima volta, comunque, a cui ho preso parte ad un progetto sociale realizzato da altri. Mi ha permesso di mettermi moltissimo in gioco. Lo short film s’intitola Sorelle.
Queste sono, dunque, le due esperienze che sono rimaste impresse sulla pellicola dei ricordi e dell’anima. A proposito di anima vorremmo chiederti come approcci tu il personaggio, hai individuato un metodo in particolare o hai scelto di attingere in maniera differente a seconda del ruolo? Ce lo puoi raccontare, considerando che questo fa parte un po’ del percorso, dell’educazione sentimentale di ogni interprete?
Certo, assolutamente sì, io in genere cerco di approcciare e quindi di interpretare i personaggi attraverso delle esperienze mie personali. Naturalmente anche se noi non abbiamo vissuto la stessa esperienza del personaggio, sicuramente, però, abbiamo vissuto un’esperienza simile, dunque degli stati d’animo vicini a quelli del personaggio, e questo in genere è il modo in cui io lavoro. Recentemente ho anche preso parte a un seminario di recitazione a Roma diretto da Patrizia de Santis, che è la prima insegnante ufficiale di Tecnica Chubbuck, quindi diciamo che la sua tecnica aiuta moltissimo, e mi permette di entrare molto facilmente nell’interpretazione dei personaggi, partendo proprio da un mio vissuto personale, perciò in genere questo è il metodo che io prediligo.
Sappiamo che tra le tue esperienze ve ne è un’altra socialmente importante, che è un cortometraggio intitolato Il nostro nome è Anna, ce ne vuoi parlare visto che, peraltro, nel soggetto e nella sceneggiatura c’è un po’ il tuo zampino, la tua creatività?
Esatto, allora io sono anche presidente di un’associazione che si chiama Un Ponte per Anne Frank, che è il partner italiano della casa di Anne Frank di Amsterdam. Quindi diciamo che Il nostro nome Anna è un proseguo naturale di quello che sono e di quello che faccio giornalmente. Io ho scritto il progetto del cortometraggio basandomi su testimonianze che mi hanno raccontato degli studenti a scuola, quindi il lavoro si basa su degli studi veri di persone che li hanno condivisi direttamente o indirettamente con me. Io adoro scrivere, ho sempre dovuto scrivere partendo dai libri, così ad un certo punto poi mi sono cimentata anche nella sceneggiatura, naturalmente con il supporto di professionisti. L’idea di questo short film mi è venuta perché mi sono resa conto che nessuno prima aveva mai portato gli ideali di Anne Frank nella nostra società di oggi, in chiave moderna, quindi raccontiamo la storia di questa ragazzina, una Anne Frank moderna, che però è una ragazzina di tutti i giorni: va a scuola, discute con i genitori, lotta contro i bulli, ma, principalmente, decide di rimanere sé stessa, nonostante le difficoltà di rimanere chi siamo, di credere nei suoi ideali e di andare avanti. Dall’inizio ho sognato di avere come protagonista Ludovica Nasti, l’attrice de L’amica geniale, e, non appena lei ha accettato, sicuramente è stato un grandissimo onore, ed oggi siamo care amiche. Ludovica è una persona che ammiro tantissimo, è un’attrice davvero straordinaria, ma intendo dire anche a livello umano, è una persona che ammiro molto.
Se ti chiedessimo, a proposito di altre attrici, qual è il tuo nume tutelare? Insomma, uno di quelli che tieni davvero nel cuore, e idealmente porti sempre con te in tasca quando reciti.
Ho varie attrici che ammiro e che ho sempre ammirato da quando ero piccola. Per quanto riguarda il mondo di Hollywood sicuramente l’attrice che ammiro moltissimo è Julia Roberts, assolutamente, mentre per quanto riguarda l’Europa ammiro moltissimo Alicia Vikander, un’attrice svedese che interpreta numerosi film e che mi piace tantissimo proprio il suo modo di portare avanti i personaggi, nonostante le tematiche dure che tratta.
Passiamo dalle attrici ai personaggi. Secondo te quale potrebbe essere un personaggio, indipendentemente dal fatto che tu l’abbia già affrontato o meno, nel quale ti riconosci al punto da pensare “c’è tanto di me in quel personaggio”, c’è tanto di Federica?
Per quanto riguarda il mondo del teatro penso che un personaggio in cui mi ritrovo sempre moltissimo, è quello di Esmeralda nell’opera Notre-Dame de Paris, che io ammiro tantissimo, perché Esmeralda è una ragazza libera, che crede nei suoi ideali. Una figura femminile forte, che nonostante tutto quello che le accade, resta comunque con i piedi per terra fino alla fine, facendo vincere l’amore, facendo vincere il bene, lottando per la giustizia. Questa è un’opera che ho visto moltissime volte, e il personaggio di Esmeralda lo adoro per la sua bontà, per il suo rimanere sé stessa nonostante tutto. Per quanto riguarda il mondo del cinema, l’altra sera mi sono imbattuta nel film Disney La Bella e la bestia, e mi sono innamorata del personaggio di Belle, perché lei viene da un paese molto molto piccolo, ed anch’io sono cresciuta in un paese molto piccolo, dalle vedute molto strette, eppure nonostante questo, come accade nel film e anche nel cartone animato, che ho potuto ammirare ancora bambina, lei decide di rimanere sé stessa e di andare avanti, di costruire i suoi ideali e di realizzare i suoi sogni, naturalmente, poi, innamorandosi e oltrepassando la superficialità, ma vedendo, appunto, quello che sta dentro. Ecco, il messaggio che cerco sempre di condividere anche con i ragazzi, quando lavoro con loro, è proprio quello di rimanere noi stessi, perché la bellezza è quella che abbiamo dentro.
Questa è davvero una buona massima, che va portata idealmente in tasca, e ci permette di andare lontano. Prova adesso in un certo qual modo a sdoppiarti, e ad immaginare da una parte Federica attrice, e dall’altra Federica spettatrice. Che cosa potrebbe dire Federica-spettatrice rivolgendosi a Federica-attrice e viceversa?
Sicuramente spero che Federica-spettatrice possa dire a Federica-attrice di permetterle di staccarsi dalla sua vita, e di vivere nei panni di un’altra persona, di un personaggio che la porti a vivere nuove esperienze, ma anche, al contempo, di riflettere su altre tematiche. Io penso che la magia dei film e del teatro sia proprio questa: permettere, attraverso altre vite, di conoscere meglio anche noi stessi, di affrontare le nostre difficoltà e le nostre speranze. Quindi spero che Federica-spettatrice possa dire questo a Federica-attrice ed anche, parallelamente, che Federica-attrice possa dire a Federica-spettatrice di vivere appieno la sua vita, proprio come spesso succede nei film o, comunque, negli spettacoli teatrali, dove, nel tempo ristretto di due ore circa, accade di tutto.
Visto che hai già avuto modo di stare anche un po’ dietro le quinte e vivere il momento, per esempio, della scrittura di un soggetto, del trattamento della sceneggiatura, ti piacerebbe anche fare l’esperienza della regia cinematografica o magari anche di una regia teatrale?
Moltissimo, onestamente moltissimo. Come in tutte le cose ci vuole studio, ci vuole pazienza. Anche per quanto riguarda la sceneggiatura, questa è stata una prima esperienza, non mi definisco una sceneggiatrice, ma sono, comunque, all’inizio. Come in tutte le cose, anche per la recitazione c’è sempre da imparare e da studiare per fare esperienza. Sul set de Il nostro nome è Anna ho visto quanto sia difficile il lavoro del regista, nonché quello di tutte le figure tecniche che naturalmente hanno composto la troupe. Penso sia davvero un’esperienza che mi piacerebbe moltissimo fare. Ho un progetto già scritto e lo vorrei realizzare in versione cinematografica, spero possa succedere prima o poi.
Te lo auguriamo di cuore. Ci sono dei progetti ai nastri di partenza, tra cinema e teatro?
Ci stiamo preparando al lancio de Il nostro nome è Anna, il trailer è uscito il 27 gennaio, e, presto, parteciperà ai maggiori festival di rilievo, per poi cominciare, non appena sarà possibile, con le varie anteprime. A Firenze avevo iniziato a recitare in un film che si intitola Eleonora, per la regia di Emanuele Vergari. Si tratta di un ruolo a cui tengo molto, perché questo è un personaggio molto complesso, che ha una vita davvero difficile, e finisce poi nelle copertine dei maggiori giornali, ma è una ragazza comune, quindi questo è il messaggio che lanciamo: non dobbiamo essere per forza magre, alte e così via, per avere una voce con cui parlare e far sentire le nostre emozioni ed i nostri pensieri. E poi qui a Londra sto aspettando di cominciare a girare due progetti come attrice: uno si intitola Present e rappresenta nel titolo il doppio senso di “tempo presente” e “regalo”, nel quale lavorerò con un attore inglese. L’altro, invece, dovremmo partire verso la primavera inoltrata, un progetto più fiabesco, che porta alcuni personaggi delle fiabe nel mondo reale.
Grazie per averci dato l’opportunità di conoscere tanto di te, tanto di Federica attrice, ma anche di Federica che ha raccontato di sé e della sua anima, di questo ti ringraziamo.
Grazie, grazie di cuore a voi per tutto l’impegno e per il lavoro che fate, è stato un onore grandissimo per me far parte di tutto questo, grazie a voi e a chiunque leggerà l’intervista.