Vi presentiamo la stagione 2024/2025 del Teatro Gerolamo di Milano. La direzione artistica di questa sala è affidata a Piero Colaprico, giornalista, scrittore e drammaturgo. L’uomo che, nell’ambito del noir e della cronaca nera, usa la sua tastiera come Dillinger la sua mitraglietta.
Nel cuore di Milano vive una leggendaria realtà teatrale, al cui ingresso bene starebbe la celebre iscrizione della casa di Ariosto: “Parva sed apta mihi”. Il nome del teatro è Gerolamo, e basta questa indicazione a rievocare madeleines proustiane. O, meglio, dolci meneghini, consumati seguendo il teatro di figura dei Colla, o una produzione di Umberto Simonetta, che ha avuto l’onore di essere direttore artistico di questa sala. Piccolo, si diceva, tuttavia dotato di un cuore generoso e di un’architettura tradizionale, con tanto di palchi; si incastona in piazzetta Beccaria come gemma preziosa, che devi cercare, e la sua ricerca regala un’ulteriore porzione di appetito, soddisfacibile nell’accogliente platea. E’ merito di una raffinata e determinata signora giapponese, Chitose Asano, architetto d’eccellenza, l’averci restituito il Gerolamo in tutto il suo magico fascino, dopo un formidabile restauro, nonché perfezionamento in termini di agibilità, sicurezza e organizzazione. In fondo, aveva ragione Stendhal: Milano, certi tesori, te li regala andandoli a scovare, dentro un portone, all’interno di un cortile. Questa è una città che ama giocare un po’ a nascondino con i suoi visitatori.
L’attuale direttore artistico, Piero Colaprico, ha dato un taglio tutto speciale alle stagioni, creando un cartellone teatrale con la stessa capacità con cui si costruiscono un menabò giornalistico, una pagina di giornale, o una storia di nera che è già letteratura, mito, e che aspetta solo un Omero tabagista pronto a farsi cantare, ticchettando sui tasti, l’ira dell’ennesimo Achille del Giambellino. Le portate teatrali hanno il loro inizio con un omaggio a Giovanni D’Anzi, spettacolo che, per il Gerolamo, sta diventando qualcosa di simile all’Arlecchino per il Piccolo; un cavallo di battaglia, un vero e proprio biglietto da visita, carta d’identità, dichiarazione di intenti per farsi conoscere dal pubblico milanese. Si passa, poi, a un succulento antipasto calcistico, ovvero Fútbol, per fare del calcio una narrazione mitica attraverso Peppe Servillo. Sempre in ottobre sono previsti un omaggio di Giangilberto Monti alle canzoni di Dario Fo, e una giullarata tratta da Mistero Buffo.
Quest’ultima ha, come interprete, Lucia Vasini, che grammeloteggerà felicemente in questa prova d’attrice. Si prosegue con un tributo, di Valeria Girelli, a sei donne che hanno fatto la storia della musica, per poi giungere a Take me Aut: la dimostrazione teatrale, da parte della regista e attrice Alice De André, che la sindrome di Asperger non rende figli di un dio minore. Come non citare, poi, La Stramilano di Carlo Porta, dove Marco Balbi, Domitilla Colombo e il fisarmonicista Guido Baldoni faranno della Ninetta, e di altre immagini portiane, carne, sangue e anima milanese? Lucia Poli dà voce e corpo alle novelle del Decameron; di nuovo il calcio, nella figura del calciatore Picchi, torna a raccontarci la variegata mitologia che già il buon Brera, e Carmelo Bene, avevano intuito in questo sport. Non poteva mancare la poesia, definitiva e illuminante, di Antonia Pozzi, offerta da Elisabetta Vergani.
In seguito, Arianna Scommegna si confronta con una riduzione teatrale del romanzo di Carrère dedicato alla strage terroristica del Bataclan. Poi, ancora la musica: quella fatta di pancia, di un blues che ti prende l’anima dagli attributi e ti lascia senza fiato, attraverso lo spettacolo Dream a little Dream. Non poteva mancare un’immersione nella parola testoriana, con lo spettacolo Erodiade, interpretato da Francesca Benedetti. Anche Giorgio Strehler e Luciano Damiani trovano spazio in questo pantheon teatrale, attraverso uno spettacolo interpretato da Antonella Civale e diretto da Marco Carniti. Marina Massironi, invece, racconta la genesi dell’Otello verdiano, avvalendosi del suo personalissimo esprit de finesse. L’Orchestra Sinfonica di Milano , nel mese di dicembre, propone un repertorio per omaggiare il Natale. Ottavia Piccolo, a gennaio, prosegue il suo itinerario di impegno civile, attraverso la storia della giornalista Ilaria Alpi.
Si prosegue con l’autentica vicenda, proveniente da Roma, di una strega, ovvero la versione rinascimentale/barocca dello sbatti il mostro in prima pagina. Non manca neppure un omaggio a Verga, attraverso lo spettacolo Capinera, e, come un fiume carsico, a febbraio tornano le note, stavolta antiche, con un concerto dell’ensemble laBarocca. Anche le lettere – e che lettere, quelle di Eleonora Duse – diventano occasione drammaturgica, attraverso l’interpretazione di Sonia Bergamasco. I già evocati Colla, presenza storica e nume tutelare onorario della sala, propongono C’era una volta… le quattro stagioni, da Vivaldi al cambiamento climatico. Poteva mancare all’appello il più grande spettacolo del mondo? Certamente no, ed ecco infatti fare capolino, tra febbraio e marzo, il Circoteatro Gerolamo. Cochi Ponzoni narra tutta la voglia di volare dell’angelo caduto Charlie Parker, che dal suo sax, Dio sa come, tirava fuori certe schegge d’anima che ti entrano nella carne e lì rimangono, per sempre. Ancora Cochi racconta se stesso, nello spettacolo Diario di una vita sconclusionata.
In seguito, ecco un omaggio a Luigi Tenco, a quelle sue grandi ali d’albatros che non erano fatte per zampettare sulla mediocrità terrestre. Paolo Faroni, nel monologo Con le tue labbra senza dirlo, affronta delicatamente problemi psicologici e di comunicazione. Al contrario, celebra, festeggia la parola, #Pourparler, con Annagaia Marchioro. La caustica comicità di Achille Campanile è raccontata in uno spettacolo firmato da Claudio Beccari. Si arriva al teatro-canzone con un testo inedito di Filippo Crivelli (anche il suo nome, tramite Milanin Milanon, è indissolubilmente legato a quello del Gerolamo): Valentina Ferrari racconta i Mackie Messer della ligera, in Dizionario di Malavita. Ne La denuncia, scritto e diretto da Ivan Cotroneo, si cerca di dare corpo alla massima di Oscar Wilde “la verità è una menzogna che non è stata ancora scoperta”. Pino Strabioli , con lo stile che lo contraddistingue, racconta le sue amicizie con Piera Degli Esposti, Franca Valeri, Paolo Villaggio e Valentina Cortese. Come dessert per questo sontuoso banchetto, il nuovo lavoro degli attori Asperger di Alice De André; la stagione si concluderà a giugno, in grande stile musicale, con gli emozionanti mandolini dell’Orchestra a Plettro Città di Milano.
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