Simone Weil, Il Pensiero e l’Azione
Nell’ambito della rassegna Spiritualmente Laici, presso lo Studio Museo Francesco Messina vi presentiamo la nostra recensione di Simone Weil, Il Pensiero e L’Azione, testo scritto e diretto da Ombretta de Biase. Interpretato da Domitilla Colombo e Sergio Scorzillo.
C’è una frase che calza come un guanto alla vita di Simone Weil, ed è una frase che viene da lontano, da un commediografo latino, Terenzio: “sono un essere umano, niente di ciò ch’è umano ritengo estraneo a me.” Se esiste, nel ‘900, una filosofia che abbia tutto il sapore, la sostanza del più sincero umanesimo, è quella di questa grandissima intellettuale. Esprimere il suo pensiero che traguarda nell’impegno, nell’esserci in un senso ancora più profondo da quello espresso da Heidegger, nel vestire i panni della più umile e proletaria umanità, non era facile, ma la drammaturga, regista e docente Ombretta De Biase ha vinto la sfida. Ha raccontato, all’interno della rassegna Spiritualmente laici presso lo Studio Museo Francesco Messina di Milano, domenica 27 marzo alle ore 12.00, la vita di questa donna straordinaria, attraverso un geniale coup de théâtre: mettendola all’interno dell’eterna dialettica del dialogo e dello scontro/confronto.
La Weil è stata interpretata da un’efficace Domitilla Colombo, in grado di donarsi con sincerità alle parole del personaggio: bastavano un paio di occhiali e un baschetto per essere con naturalità Simone, come se non ci fosse stato il prima dell’attrice, o il durante della mera interpretazione. Ha parlato, di volta in volta, con un operaio, una maîtresse, un prete e altri personaggi, e sempre dal suo irriducibile e irrinunciabile punto di vista, candidato ad essere brechtiano; costantemente dall’altra parte, anche quando l’ideologia cerca di importi che due più due deve fare necessariamente cinque. D’altra parte, è di Brecht quel verso che potrebbe essere il bellissimo riassunto della vita di questa pensatrice, in grado di vivere tenacemente il mondo che è chiamata a decifrare con il suo pensiero:“tu non avevi nessuna debolezza; io ne avevo una, amavo”. Suo multiforme partner è un Sergio Scorzillo in stato di grazia. Ha regalato al mattatore gassmaniano un tocco di lucida follia, giocando un finale di partita bellissimo con Simone, fino all’ultimo tie break, fino al servizio fonetico da gioco – set – partita. Tutto questo miracolo accadeva a leggio, ma non un leggio fatto per sonnacchiose laringi bronzate, che di quando in quando si appisolano come l’Omero di Orazio, e per stanchi e ripetitivi barocchismi e arabeschi fonetici. Leggio, insomma, non come limite per questi due interpreti, ma, piuttosto, come una sorta di fionda, di rincorsa per lanciare la loro interpretazione oltre la quarta parete, dritta dritta nel cuore della platea. A incorniciare e arricchire ulteriormente evento e drammaturgia, insieme all’autrice-regista, il sobrio e caloroso contributo di Marco Pernich, responsabile della rassegna e direttore dell’Associazione Studio Novecento, e una limpida, emozionante introduzione-monologo, a cura dell’attrice Stefania Lo Russo.
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