Al via la rubrica sui mestieri del teatro
Tutti, da bambini, abbiamo avuto l’irrefrenabile impulso, prima o poi, di scoprire come funzionava il giocattolo che tenevamo in mano, tutti, ad un certo punto ci siamo chiesti cosa ci fosse sotto la superficie dell’iceberg, che cosa si nascondesse sotto l’acqua. Nel nostro caso, con questa nostra rubrica, vi racconteremo dei mestieri del teatro. Si tratta di un impulso, qualcosa che va al di là della pura curiosità intellettuale, piuttosto è vicino a quel desiderio di “conoscenza” evocato dall’Ulisse dantesco. Ecco perché, traendo ideale ispirazione dal quadro “Lezioni di anatomia” di Rembrandt, abbiamo voluto offrire una rubrica che indagasse sui vari mestieri del teatro.
Uno spazio si occupasse di quella fisiologia che caratterizza ogni messa in scena, perché, per parafrasare Fossati, la costruzione di uno spettacolo spezza le vene delle mani. L’atto creativo che accompagna ogni testo rappresentato sul palcoscenico è il risultato di una filiera, necessaria perché il tutto avvenga. Insomma, questa grande magia, che in apparenza viene troppo spesso liquidata come un facile divertissement, come un gioco di prestigio, un abracadabra più facile e veloce del tempo necessario a pronunciarlo, è la conclusione di un lavoro di squadra, l’opera di professionisti che permettono al teatro di presentarsi in quella forma compiuta, pronta a disvelarsi agli occhi degli spettatori.
Nel raccontarvi con questa rubrica i mestieri del teatro, ci confronteremo con interpreti, registi, light designer, scenografi, costumisti, il catalogo mozartiano sarà questo, e molto altro ancora, dal momento che la nostra indagine andrà a scoprire anche le zone meno cartografate della variegata geografia teatrale. Come approfondito anche da Rai Cultura, allo stesso modo non dimenticheremo altri soggetti forse meno popolari come gli uffici stampa, le biglietterie, quel mondo che si muove in punta di piedi per non disturbare il teatro, ma con la propria laboriosità fa sì che tutto funzioni al meglio.
Numerosi artisti e tecnici vivono nella laboriosa villa del Cotrone pirandelliano, molti di loro sono nascosti nel retropalco. Essi rappresentano invisibili ma necessari lavoratori che sanno bene quanto, molto spesso, l’essenziale sia invisibile agli occhi. Quanto la loro fatica permetta ad ogni maestro di cerimonie, a ciascun Vatel teatrale, di costruire i suoi giochi come se avesse lì ogni volta, dalla parte della platea, Luigi XIV e la sua corte. Lo spettacolo, questo esempio fulgido del Panta rei eracliteo, che vive nel tempo, ed in esso si consuma, è di fatto la conseguenza, l’effetto di una laboriosa architettura, di una rete intessuta con pazienza e dovizia a dir poco impeccabile per risultare convincente al limite del reale.
Non capita spesso allo spettatore comune di osservare il prima o il dopo dell’atto teatrale, di scoprire come si debba distillare, come esperto chimico, una generosa porzione di tempo per ricavarne quell’essenza, quel concentrato che esplode sulle papille gustative estetiche dello spettatore, corroborando tutto il suo sistema spirituale, nel tempo di un’ora e mezza circa, o meglio ancora in ogni singolo istante. Come si può, allora, resistere alla tentazione di aprire ed esplorare questo corpo teatrale, vederne l’interno, il sistema circolatorio ed il cuore stesso pulsare generosamente?
Fa girare la testa, arriva a mettere i brividi pensare quanto lavoro sia necessario e sia dedicato per levigare, con pazienza e precisione da orefice, un solo attimo capace di generare una sensazione pura, incontaminata, si tratta di una vera forma di artigianato dell’anima, e vedendo tutto questo, ed essendone cosciente, ci si potrà porre, seduti sulla poltroncina teatrale, lo stesso interrogativo del sognatore dostoevskijano, un intero istante di felicità è forse poco in tutta la vita di un uomo?
Se vi è piaciuto questo articolo, vi invitiamo a leggere il nostro speciale sull’attuale situazione che sta vivendo il teatro in Italia o quello in cui analizziamo il nostro vivere quotidiano paragonandolo ad un testo di Čechov e sottolineandone alcune curiosi aspetti.